I Borghi Greci

Viaggio nella Calabria Greca: è proprio qui che sorgono borghi antichi, tra i più belli d’Italia, intrisi di storia, cultura e mito. Si chiamano Bova, Pentedattilo, Roghudi, Bagaladi, Palizzi. Sono i paesi dell’Area grecanica dove tracce di un passato glorioso resistono nella lingua grika, un mix di greco antico e dialetto calabrese, parlato ancora dagli anziani. 

Pentedattilo, senza abitanti ma pieno di vita. Vicino al mare, nei pressi di Melito Porto Salvo sorge uno dei più bei gioielli etno-architettonici dell’Area grecanica: Pentedattilo. Il suo nome deriva dal greco Pentedàktylos, “cinque dita”, a causa della forma simile ad una mano del Monte Calvario sul quale è arroccato. Anche se la storia di Pentedattilo ha radici antiche, il nome del paese è fortemente legato alla cosiddetta Strage degli Alberti. Nella notte di Pasqua del 1696 la famiglia degli Alberti, che viveva nel castello della città, fu sterminata da Bernardino Abenavoli per motivi passionali. Si narra che nei giorni di vento, tra le dita ciclopiche si possa ancora udire il lamento di dolore di Lorenzo Alberti. Pentedattilo è disabitato dai primi anni sessanta. Ma diversamente da Roghudi – che oramai è in completo stato di abbandono –, mantiene inalterato il suo fascino anche grazie ad alcune associazioni giovanili che hanno ridato vita all’abitato, realizzando botteghe e punti ristoro e promuovendo iniziative culturali e pacifiste.

Bova, il paese risorto. Bova è la “capitale” dell’Area grecanica. Sin dai tempi della Magna Grecia, ha rivestito per questa zona della Calabria il fulcro economico e culturale. Fu una città importante anche nel periodo bizantino quando ospitò la sede vescovile. Divenne poi città normanna e feudo sotto i Borboni. Bova oggi conta poco più di 400 abitanti. Anche se il paese è piccolo, grande è il suo patrimonio artistico e culturale. 

Roghudi, il borgo “fantasma”. A dieci chilometri da Bova, sorge Roghudi Vecchio. Dopo aver percorso a nord un’impervia strada in un paesaggio incredibilmente suggestivo, si raggiunge quello che è un vero e proprio borgo “fantasma”.
Il suo nome deriva dal greco rogòdes, “pieno di crepacci”, ed è piuttosto evocativo dell’ambiente che lo circonda. L’abitato, infatti, è abbarbicato su un dente di roccia che si protrae dentro la grande e suggestiva fiumara Amendolea. 

Tonnara di Palmi

Incastonata in una suggestiva scogliera, è una delle più belle località della Costa Viola. Le sue acque limpide e cristalline sono dominate dallo scoglio dell’Ulivo: una roccia scavata dal logorio del mare, sulla quale resiste da 400 anni un ulivo incurvato dal vento

La Spiaggia della Tonnara di Palmi, che si affaccia sul mar Tirreno, deve il suo nome ad un’antica tonnara, sorta ai primi del ‘900 per la pesca del pesce spada. Si tratta di una splendida spiaggia di sabbia bianca lunga quasi 2 chilometri, incastonata nell’omonima baia. La spiaggia è delimitata a sud da quello che resta il simbolo della Tonnara di Palmi, ovvero l’imponente Scoglio dell’ulivo: una roccia in mezzo al mare raggiungibile a nuoto, sulla quale si trova un albero di ulivo solitario. A nord la spiaggia è delimitata da ciò che resta di un’antica scogliera e dominata alle spalle dal bastione montuoso del Sant’Elia che assume la forma di un leone accovacciato.

Il mare che bagna questa spiaggia selvaggia è a dir poco meraviglioso: color turcheselimpido e trasparente, sa regalare al turista un’emozione unica sopratutto per il contesto nel quale si nuota. Intorno alle rocce della baia, i ricchi fondali sono un richiamo irresistibile per sub ed appassionati di snorkeling. Accanto alla spiaggia si snoda il lungomare con piccole costruzioni, mentre nelle vicinanze si trovano diversi servizi turistici, dagli hotel ai ristoranti, dai negozi ai locali notturni. A nord della spiaggia è situato il piccolo porto di palmi usato dai turisti ma sopratutto dai pescatori locali, che appena scendono dalle loro imbarcazioni vendono il pesce appena pescato

Ma va detto che tutta la costa di Palmi merita di essere visitata… magari in barca. Qui, infatti, si trovano tantissime grotte marine. Tra le più famose vi sono la grotta delle Sirenela grotta dell’Arcudace e la grotta Perciata. Le spiagge sono quelle della Marinella, di Trachini, della Tonnara e di Pietrenere-Scinà, mentre gli scogli principali sono lo scoglio Trachini, Pietra Galera, lo scoglio dell’Isola e gli scogli Agliastro.

Parco Nazionale dell’Aspromonte

Nel Parco Nazionale d’Aspromonte è la natura a farla da padrona, con vette che sfiorano i 2000 metri. Sesto parco nazionale ad essere stato istituito in Italia, il Parco Nazionale d’Aspromonte presenta una struttura molto frastagliata del territorio, dal Tirreno allo Ionio e regala una grande varietà di specie vegetali generando un’ampia biodiversità, grazie anche alle condizioni climatiche particolarmente favorevoli. Si incontrano oleandri e tamerici ma è possibile osservare anche il pioppo nero, il salicone e l’ontano nero, grazie alla numerosa e abbondante presenza di corsi d’acqua. È facile ritrovarsi in meravigliose foreste di faggio, ma la spettacolarità di pinete immense e sublimi si deve al pino laricio, l’albero emblema dell’Aspromonte. In questa zona si coltiva anche il bergamotto, agrume particolarmente raro e profumato, di cui note sono le essenze, e che attecchisce solo in alcuni punti della Calabria. Il Parco ospita anche molte specie animali che trovano nell’Aspromonte l’habitat ideale. Il lupo, per esempio, che ha scelto la montagna aspromontana come rifugio, ma anche il gatto selvatico, il ghiro, il cinghiale e lo scoiattolo nero. Non è difficile ammirare anche volpi, lepri, tassi, ricci, faine e martore. Dal 2011 è stata reintrodotta nel parco una specie assente da circa un secolo nei territori aspromontiani: il capriolo. Il parco è ricco di meravigliosi sentieri naturalistici, alcuni dei quali adatti a percorsi in bicicletta o a cavallo, sci e canyoning.

Scilla: il Castello e il Borgo di Chianalea

Scilla, è un luogo magico e suggestivo, originato da un connubio perfetto tra uomo e natura, dove l’ingegno e l’abilità dell’uomo uniti ai doni generosi di madre natura ne fanno un luogo davvero speciale.

Il mare che si infrange contro le case, il Castello dei Ruffo, le belle spiagge, le leggende ne fanno un insieme che si fonde armoniosamente a creare un posto quasi surreale, dove leggenda e realtà si confondono, divenendo facile lasciarsi ammaliare e dar libero corso alla fantasia.

La costa è molto varia, una scogliera a strapiombo la divide in due zone: Chianalea costituita da scogli e rocce e Marina, costituita da lunghe distese di sabbia.

Sicuramente la zona più caratteristica è Chianalea, quella dei pescatori, dove le case sono costruite a ridosso degli scogli direttamente sul mare, creando suggestivi scorci ammirabili sia d’estate, quando l’acqua si allontana leggermente dalle case, sia d’inverno quando le mareggiate si infrangono direttamente sulle pareti delle case, sembra di ammirare un grande dipinto, con la fortuna che quel dipinto del grande artista si muove e vive sotto il nostro sguardo attento a comprendere la quotidianità di ieri e di oggi a Scilla.

È una località con un’alta affluenza di turisti che arrivano anche da territori limitrofi che sfuggono alle acque fredde spinte dalle correnti dello Stretto di Messina. Situato sulla stessa scogliera che divide Marina dal paese è il Castello, un’imponente fortezza costruita dai duchi di Calabria raggiungibile tramite una lunga scalinata.

Le origini di Scilla sono da ricercare in epoche antiche, la leggenda omerica la voleva abitata dal mitico mostro che spargeva il terrore tra i naviganti. Scilla, il demone, cantata da diversi scrittori; sarà forse la sua suggestiva bellezza ad attirare l’attenzione di tanti letterati? Tante ipotesi e diverse teorie aleggiano su Scilla ma una cosa è certa, sicuramente qualcosa di magico c’è, è un posto che lascia qualcosa dentro, come una sensazione di esclusivo piacere, è un luogo straordinario di suo, e in più tante piccole ricchezze artistiche la rendono più completa.

Villa Genoese Zerbi

La villa Genoese Zerbi (talvolta chiamata villa Zerbi), è un edificio storico della città di Reggio Calabria. Sorge sul corso Vittorio Emanuele III nell’area dove, prima del 1860, vi era l’antica villa in stile barocco della famiglia dei Marchesi Genoese, antica famiglia del patriziato reggino che alla fine del XIX secolo aggiunse al proprio cognome quello degli Zerbi da cui Genoese Zerbi. Distrutta dal terremoto del 1908, la villa fu riedificata con un progetto redatto dagli ingegneri Zerbi, Pertini e Marzats nel 1915. Attualmente la Villa non appartiene più alla famiglia Genoese Zerbi e per alcuni anni è stata un centro espositivo gestito dal Comune di Reggio Calabria.

Duomo

La cattedrale è il più grande edificio sacro della Calabria. È stata ricostruita ex novo dopo il terremoto del 1908 su progetto di Padre Carmelo Angiolini, in stile neo-romanico.

La Cattedrale di Reggio Calabria è la chiesa-madre dell’Archidiocesi di Reggio Calabria – Bova, ed è il più vasto edificio sacro dell’intera regione, misurando all’interno m. 94 in lunghezza, m. 22 in larghezza e m. 21 in altezza.

Sulla facciata, divisa in tre settori da quattro torrette, spiccano i tre portali di bronzo (1988), inaugurati in occasione del XXI Congresso Eucaristico Nazionale, svoltosi a Reggio: il Portale sinistro dedicato alla “Madonna della Consolazione” di Biagio Poidimani, il Portale destro “Apostolato di Paolo” di Nunzio Bibbò, ed il Portale centrale dedicato a “Maria Ss. Assunta” di Luigi Venturini, protetto da un protiro poggiante su fasci di colonne. 


L’interno, ampio e luminoso, per la presenza di grandi vetrate policrome istoriate figurativamente o a motivi geometrico-ornamentali, ha un imponente impianto basilicale a tre navate interrotte da tre transetti e divise da file di colonne marmoree con basi lavorate a campana.


Il presbiterio, elevato rispetto all’aula e raccordato con essa da un’ampia scalinata, termina con una abside poligonale, è arredato da un coro con stalli lignei (1926), ed è sovrastato da un grande Crocefisso ligneo (datato fra il 1600 e il 1800).

Non si può parlare della Cattedrale senza citare la devozione alla Madonna della Consolazione, patrona principale della Città.

Il quadro di Nicolò Andrea Capriolo, risalente al 1547, che raffigura la Vergine in trono, con in braccio il Divin Figlio, affiancata dai Santi Antonio da Padova e Francesco d’Assisi, miracoloso e molto venerato dai Reggini, ogni anno, dal secondo sabato di settembre resta esposto alla venerazione dei fedeli in Cattedrale fino all’ultima domenica di novembre, quando, processionalmente e in modo solenne, viene riportato alla Basilica dell’Eremo, sua sede naturale.

Castello Aragonese

Il castello aragonese di Reggio Calabria è la principale fortificazione della città, sorge nell’omonima piazza Castello tra la via Aschenez e la via Possidonea. Esso è considerato, insieme ai Bronzi di Riace, uno dei principali simboli storici della città di Reggio. Dal 1956 ospita l’osservatorio dell’Istituto nazionale di geofisica.

Passata dai Bizantini ai Normanni, nel 1059, e, nel 1266, a Carlo I d’Angiò, la fortezza subì, nel corso dei secoli, restauri e modifiche, per essere adeguata all’evoluzione delle macchine d’assedio e alle artiglierie.

Museo Archeologico Nazionale

Il nuovo Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria rappresenta uno dei rari esempi di edificio progettato e realizzato per accogliere collezioni museali. Palazzo Piacentini si affaccia sulla Piazza De Nava, nel centro storico della città.

Il MArRC è uno dei Musei archeologici più rappresentativi del periodo della Magna Grecia, con importanti collezioni, noto al mondo grazie all’esposizione permanente dei famosi Bronzi di Riace, accoglie anche una vasta esposizione di reperti provenienti da tutto il territorio calabrese.

Il nuovo percorso museale ha inizio dall’alto, con una sezione dedicata alla Preistoria e si sviluppa fino al piano terra attraverso l’esposizione delle grandi architetture templari dei territori di Locri, Kaulonia e Punta Alice, garantendo una continuità spaziale e logica che ha il suo epilogo con l’esposizione dei materiali, ognuna provvista di testi esplicativi e supporti dedicati, ha l’obiettivo di “raccontare” al visitatore la Storia della Calabria.

Lungomare Falcomatà

La passeggiata più celebre di tutta la Regione, punta estrema del Belpaese, è un’affascinante strada alberata cinta da edifici in stile liberty.

Tra piazza Indipendenza e piazza Garibaldi, nello splendido centro storico della città, si estende il Lungomare Falcomatà, intitolato a colui che è stato primo cittadino per ben tre mandati, Italo Falcomatà, nonché ispiratore e simbolo incontrastato della “Primavera di Reggio”, periodo che va dalla fine degli anni ottanta e che segna la vera e propria rinascita socio-culturale dell’intero territorio.

Dal Lungomare ci si affaccia anche all’Arena dello Stretto, teatro moderno in chiara imitazione greca antica che affaccia sullo stretto di Messina e che ospita celebrazioni stagionali ed importanti manifestazioni culturali.

Sono anche presenti testimonianze del passato, sia della Magna Grecia sia dell’Impero Romano: basti pensare alle Mura Greche portate alla luce nei primi anni del ‘900 e alle Terme Romane che giacevano sotto il bastione di San Matteo. Dal lungomare di Falcomatà è possibile inoltre assistere al miraggio della Fata Morgana, un effetto ottico grazie al quale le coste della Sicilia si riflettono nelle acque del mare apparendo molto più ravvicinate di quanto non siano.